Venerdì, 22 Novembre 2024

Autismo: bambini senza assistenza, errore di budget secondo l’Aias

“L’Asl ha valutato male il budget per l’assistenza alle persone con disabilità”. Lo sostiene Ciro Salzano, direttore dell’Aias di Afragola, associazione riconosciuta a livello internazionale che, tra le sue diverse attività, gestisce anche un centro di riabilitazione per bambini e ragazzi autistici: oltre quaranta di loro, dal 2 febbraio scorso, sono rimasti senza assistenza.

Dottor Salzano, qual è la questione?

Secondo noi, il budget stabilito dalla nostra Asl di riferimento, la Asl napoli 2 Nord, non tiene conto del bisogno reale del territorio. Per questo, già nel 2018 avevamo contestato i criteri secondo cui l’Asl aveva emanato il decreto di fissazione dei tetti di struttura 2018/19 (il budget massimo che una struttura può spendere usufruendo della copertura Asl, ndr.), perché non consideravano la spesa storica, ossia il bisogno reale. Il Tar ci diede ragione chiedendo all’Asl di rivedere  il fabbisogno in modo adeguato e annullando il precedente decreto.

Questione risolta allora?

No, perché la Asl nel 2020, con la nuova delibera, non ha tenuto conto di quanto accaduto e ha fatto semplicemente una copia di quella precedente, con gli stessi valori e lo stesso tetto massimo. Da quel momento abbiamo iniziato a mandare lettere mensilmente, sottolineando la necessità e l’urgenza di procedere con i trattamenti. In quanto ente morale l’ Aias di Afragola non poteva chiudere la porta in faccia a pazienti con prescrizioni mediche urgenti e necessarie trattandosi, fra l’altro,  di bambini.

Avete avuto risposta?

Per tre anni non abbiamo mai ricevuto né una convocazione né una risposta alla richiesta di sederci semplicemente intorno ad un tavolo a discutere della questione, essendo anche disposti a contribuire con risorse nostre. Lo scorso gennaio, solo dopo che ho denunciato l’Asl per illecito arricchimento, considerando che continuavamo a seguire pazienti senza essere pagati, mi è arrivata la risposta dell’Asl Napoli 2 Nord che mi esortava a dimetterli.

Sulla base di quali criteri si è scelto quali pazienti dimettere?

Non siamo dei criminali per cui abbiamo dovuto prendere la difficilissima decisione di dimettere quelli in condizioni meno gravi. Sottolineo che ciò non significa che queste persone possano esser lasciate senza cure. Soprattutto nel caso dei bambini autistici, agire tempestivamente significa impedire l’aggravamento della condizione e diminuire il numero di terapie necessarie. Un bambino oggi non considerato grave può diventarlo se resta in attesa delle terapie necessarie.

Cosa ha voluto dire comunicare ai genitori di questi ragazzi che per loro non c’era più posto?

Mediare sulle ragioni è una questione di civiltà. È oggettivo che se mi trovo a scegliere fra interrompere le terapie ad un ragazzo autistico e staccare un respiratore ad un paziente ospedalizzato scelgo la prima ipotesi. Ma è chiaro che è arduo rispondere ad un genitore che ogni giorno si presenta al centro disperato, perché sa con ragione che se il figlio non accederà a quelle cure di cui ha bisogno, compromette irrimediabilmente le proprie possibilità di recupero.  È impossibile affrontare la disperazione di una madre che vede le condizioni di suo figlio peggiorare quotidianamente, mentre le istituzioni stanno a guardare immobili e calpestando un diritto legalmente riconosciuto.

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Author: nuovoeditore

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