Marco Chiappetta: “In Santa Lucia vi racconto una Napoli insolita”
Una Napoli malinconica, crepuscolare, deserta. Una città in cui mancano tutti i riferimenti, anche visivi, ai luoghi iconici, dal Vesuvio ai vicoletti con i panni stesi. È quella raccontata in “Santa Lucia”, film di esordio del regista e sceneggiatore napoletano Marco Chiappetta, realizzato da Teatri Uniti e dal produttore Angelo Curti, in sala dallo scorso 3 novembre.
Un film che racconta una storia emozionante, quella di due fratelli, Roberto e Lorenzo, e che nasce proprio dalla lontananza, dalla mancanza di Napoli.
“Sono stato sempre molto legato alla mia città – racconta Marco Chiappetta – e ai luoghi che ho vissuto da bambino. Ho trascorso molti anni a Parigi e lì, nonostante la vita fosse meravigliosa, sentivo una grande nostalgia di casa. Quando mi trovavo a camminare per le strade di Parigi, chiudevo gli occhi e immaginavo di trovarmi a Napoli. Una Napoli che vivevo in modo ossessivo nella mia testa, che sentivo spiritualmente, che non era reale, ma era quella che poi è venuta fuori nella scrittura di Santa Lucia. Così mi sono chiesto: che cosa farebbe una persona cieca se tornasse nella propria città e non potesse più vederla? Si affiderebbe ai sensi, alla memoria, all’immaginazione?”.
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La passione per il cinema: una “malattia ereditaria”
“Ho sempre sognato – prosegue Chiappetta – di fare il regista, ancor prima di sapere che cosa volesse dire. Ho un ricordo nitido di mio padre che veniva a prendermi prima a scuola per portarmi al cinema a vedere film abbastanza complessi e drammatici. Una passione che mi è stata tramandata, un sogno che si è appena realizzato con Santa Lucia. Spero che la prossima storia verrà fuori molto presto, perché io ho urgenza di raccontare attraverso le immagini, di far uscire questa voce che mi urla dentro”.