Italia in ritardo sulle famiglie omogenitoriali. Prima di tutto il bene dei minori
A quasi una settimana dalla decisione del Viminale, lo stop– a Milano come in tutti i Comuni italiani – della registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali, il tema continua a dividere l’opinione pubblica e restano da capire le dinamiche che hanno portato a tale decisione, nonché le ripercussioni reali che questa azione avrà sulla vita delle persone. A fare chiarezza è Valentina de Giovanni, presidente AMI Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani – sezione Napoli.
Nello stop alla registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali da parte del Governo c’è molta confusione circa le responsabilità. Facciamo un po’ di chiarezza?
Il comune di Milano e il sindaco Sala hanno dovuto dire stop alla registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali perché continuare a farlo avrebbe voluto dire proseguire in una forzatura che, nei fatti, era già in atto. La procura di Milano ha ribadito che l’unico modo per trascrivere il minore nel registro famigliare in qualità di un genitore non naturale, nell’ambito di una coppia sposata composta da persone dello stesso sesso, è di procedere con l’”adozione in casi speciali”.
Come è stato possibile quindi procedere in questi anni in modo differente?
Diciamo che i sindaci che hanno fatto ciò hanno agito secondo prassi nell’interesse supremo del minore. Nel caso dei bambini nati all’estero con maternità surrogata – in Italia non consentita – si procedeva semplicemente alla trascrizione del certificato di nascita con la dicitura “genitore uno” e “genitore due”. In merito la Cassazione si è mossa già nel dicembre 2022 affermando che, al fine di tutelare i minori, l’unico modo per registrare un minore da parte del genitore non naturale – anche se sposato con il genitore naturale del bambino (come nel caso di coppia genitoriale di sesso femminile) o per due padri che sono ricorsi alla procreazione eterologa – è di procedere attraverso adozione in casi speciali. La circolare proveniente dal ministero degli Interni ribadisce che quanto disposto dalla cassazione deve essere applicato.
C’è grande differenza fra una semplice registrazione e una adozione in casi particolari?
C’è una differenza abissale. In termine di tempi in primo luogo, ma anche dell’iter da affrontare: la procedura di adozione in casi particolari prevede un percorso complesso e a volte anche doloroso fra tribunali e assistenti sociali.
La disposizione ha valore retroattivo?
Si, almeno così dovrebbe essere. Tale disposizione va a colpire anche le famiglie omogenitoriali già registrate. E i sindaci potrebbero trovarsi a dover rispondere di quanto fatto.
Qual è stata l’intenzione del Governo?
L’idea è stata quella, soprattutto, di dissuadere le coppie italiane dal ricorrere alla maternità surrogata all’estero, rendendo difficile il percorso necessario per essere considerati “famiglia” a tutti gli effetti in Italia. Di fatto noi siamo in linea con Polonia e Ungheria, Paesi conservatori oltre ogni limite.
Cosa succederà adesso? O meglio, cosa dobbiamo augurarci che succeda?
Questi bambini esistono e devono essere tutelati in qualche modo: la giurisprudenza deve muoversi in questa direzione. Negli ultimi anni alcuni passi in avanti sono stati fatti in Italia, anche se lentamente. Siamo indietro nel diritto di famiglia in generale perché il legislatore è spesso in ritardo rispetto agli orientamenti giurisprudenziali dei Paesi che ci circondano. Le associazioni di settore possono fare molto facendo sentire la loro voce: prima o poi l’allineamento alle normative europee vi dovrà essere. La Giustizia sovranazionale interverrà in qualche modo.
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