Il ritorno a scuola e la fiducia
Fa tenerezza vederli per strada.
Fa tenerezza vederli, bambini, ragazzi, giovani, che si affrettano a ricominciare il loro percorso.
Settembre è il mese degli inizi, del nuovo anno di scuola, è a settembre che si misura il cambiamento e la crescita, che ci si ritrova dopo i tre mesi di vacanza e si scopre che non si è più quelli di prima.
A volte basta la distanza, a volte basta rompere la quotidianità per dare vita alle riflessioni, alle domande, a quegli interrogativi che rendono la vita un atto consapevole.
A settembre, a scuola, si ritorna con un’esperienza in più, si ritorna arricchiti, in un certo qual modo più maturi, perché in mezzo c’è stato lo spazio, la pausa.
È la pausa che matura gli animi, che li rende più aperti e ricettivi.
Quest’anno poi settembre e il ritorno a scuola hanno un gusto particolare.
Dopo due anni faticosi e dolorosi ci si ritrova finalmente senza più mascherine, senza schermo sul volto, di nuovo aperti all’altro e non più timorosi e guardinghi.
C’è da ricostruire il tempo della relazione, quel ritrovarsi nella spontaneità e nella naturalezza.
I bambini oggi finalmente riscoprono il gusto della “normalità”, di quelle cose semplici, quotidiane e rassicuranti, come un sorriso, un abbraccio, lo scambiarsi di una penna o della merendina, il poter guardare completamente il viso della maestra che col suo sorriso mostra la fiducia verso l’esperienza, o quello dei compagni con cui ridere e giocare spensierati.
È il ritorno alla vita con la ricchezza di un’esperienza forte di cui fare tesoro.
Ma cosa è accaduto in questi due lunghissimi anni di vita sospesa e di socialità limitata?
Voglio dare una lettura positiva perché la differenza la fa sempre a cosa vogliamo dare attenzione…
In questi due lunghi anni molti ragazzi hanno imparato che niente è scontato e che anche le cose più belle sono impermanenti, per questo quando si hanno è necessario goderle nella loro pienezza.
In questi due anni ci siamo ripresi la saggezza del tempo circolare, si è potuta misurare l’onda della vita con i suoi alti e bassi e i ragazzi hanno potuto comprendere, cioè prendere dentro di sé, la bellezza dei momenti luminosi e la saggezza di quelli bui, e la consapevolezza che tutto scorre, i momenti tristi e i momenti memorabili, perché ogni cosa è soggetta al perenne flusso, un continuo up and down, diastole e sistole, inspirazione ed espirazione, come il battito del cuore e del respiro, e come il ciclo delle stagioni.
Chi torna oggi tra i banchi di scuola ha appreso una lezione che difficilmente si impara tra quei banchi perché si apprende con l’esperienza viva.
Ogni dolore non è per sempre, passa.
Ogni gioia non è per sempre, passa.
E noi siamo il navigatore che col suo timone fermo deve guidare la barca tra le onde del vivere. Più siamo presenti e radicati in una quieta fiducia che anche la notte più nera è destinata a lasciare il posto al nuovo giorno che appare, più non siamo preda inerme delle tempeste.
I ragazzi che oggi ritornano a scuola con un nuovo sorriso e una nuova speranza sono ritti a prua e guardano senza timore al futuro, consapevoli di aver imparato a navigare.