Sanremo, oltre le canzoni uno sguardo sul mondo
Sanremo. Una finestra su chi siamo, sul nostro vivere, sulla nostra cultura, sugli argomenti di cui discutiamo, sui nostri limiti, sulle bellezze e sui talenti.
Guardare il Festival di Sanremo è un allenamento essenziale al vivere e ad andare oltre i pregiudizi, a guardare dal davanzale il mondo. Bisogna indossare degli occhiali speciali per vedere oltre lo spettacolo, occhiali neutri e trasparenti fatti di accoglienza e assenza di aspettative, ma con quella sana curiosità che permette di comprendere la variegata umanità in cui siamo immersi.
Sfila ciò che ti piace e ciò che è lontanissimo da te, ciò che ti commuove e ciò che ti indigna, ciò che ti esalta e ciò che ti esaspera. Proprio come nella vita di tutti i giorni, ma stavolta rappresentata sul palco.
A Sanremo gli intolleranti restano fuori dal gioco, e quel gioco non è ascoltare la musica ma integrare la diversità.
Cosa ci racconta il mondo attraverso la lente di Sanremo?
Potremmo dire che finora la frase chiave è stata la bellezza del mostrarsi nudi così come si è.
Lo ha trasmesso la Mannoia, con la sua canzone eretica sul femminile, la Bertè con il suo coraggioso rock del bastarsi a se stessi, la madre di Gio Gio nella dignità del suo dolore, Giorgia con la sua spontaneità, John Travolta e la naturalezza nel prestarsi persino al gioco del qua qua, infine il gigante Allevi e quelle parole che resteranno impresse nel cuore di ognuno.
La prima sera la star è lei, Fiorella Mannoia, con la sua eleganza inimitabile e il suo stile: una Regina.
Fiorella scendendo la scalinata a piedi nudi, con perfetta nonchalance, canta Mariposa. “Sono la strega in cima al rogo… mi chiamano con tutti i nomi tutti quelli che mi hanno dato… nel profondo sono libera, orgogliosa e canto” dove viene rappresentata in pieno la libertà di un femminile consapevole di sé, oltre qualunque schema e cassetto.
C’è in questo Sanremo il barlume di un femminile diverso, non c’è la tipologia valletta ad esempio, quest’anno ci sono anche splendidi conduttori che si affiancano ad Amadeus. Uno risplende: Marco Mengoni, un dio greco elegante, intelligente e bravo, a dimostrare che la bellezza non è solo declinabile in un certo femminile stucchevole effetto bambola che sinceramente ha fatto il suo tempo.
Le donne che accompagnano Amadeus hanno una marcia in più come Giorgia, raffinata, unica con quella sua meravigliosa voce che incanta e che attraversa il tempo.
E cosa dire della Bertè e di quel suo graffiante “sono pazza di me”?
Loredana spiazza e racconta appunto che in amore siamo entrati in un altro tempo, quello dell’amore per se stessi, del rispetto per come si è e di quel coraggio di mostrarsi oltre le righe senza paura del giudizio, tanto “Prima ti dicono sei pazza e poi ti fanno santa”.
La madre di Gio Gio, Daniela Di Maggio invece sale sul palco a portare il coraggio delle madri, quel suo dire accorato che esiste un’altra Napoli non quella della malavita, una Napoli con dei valori, di cui fanno parte lei e suo figlio che non ha esitato a sacrificare la vita per salvare un amico… E quel dolore composto e quella forza si uniscono in un omaggio di fiori sanremesi che lei dedica “alla giustizia”.
John Travolta è senza tempo e racconta lì sul palco la disinvoltura, l’umiltà di un grande artista che si mette in gioco con ironia e che sa stare al gioco anche quando Fiorello lo invita in un imbarazzante ballo del qua qua.
E infine lui, Allevi…
Il grande artista, il Maestro che infrange la quarta parete immaginaria, quella che separa gli artisti e il pubblico, la vita e la scena e porta se stesso sul palco, la sua nudità di uomo vulnerabile alle prese col dolore e in uno slancio di autenticità profonda racconta il dono che ha avuto dalla sua malattia, sintetizzato in una parola: gratitudine.
Oltre l’uomo di spettacolo l’anima, che si può mostrare e che racconta meraviglie, quelle stesse che stiamo vedendo a cinema in questi giorni nel bellissimo film di Wim Wenders “Perfect Days” dove il protagonista ci mostra il segreto della felicità: guardare al mondo con lo stupore e la meraviglia della prima volta, grati della bellezza che si afferra oltre il fondale appannato del quotidiano.
Ecco… io credo che il fulcro di questo Sanremo si possa cogliere qui.
Nel guardare al mondo con occhi colmi d’amore.