Le equilibriste, il report di Save the Children che (purtroppo) conferma lo stile Elisabetta Franchi
Bufera su Elisabetta Franchi, famosissima e pluriconnessa stilista, che nel corso di un’intervista ha placidamente rivelato di non assumere donne giovani per il timore che possano avere figli.
Con la nonchalance di chi sta per dire una cosa più che ovvia afferma:
«Quando metti una donna in una carica molto importante poi non ti puoi permettere di non vederla arrivare per due anni perché quella posizione è scoperta… Un imprenditore investe tempo, energia e denaro e se ti viene a mancare è un problema, quindi anche io da imprenditore responsabile della mia azienda spesso ho puntato su uomini».
E ha proseguito: «Oggi le donne le ho messe ma sono anta, questo va detto, comunque ancora ragazze ma cresciute. Se dovevano far figli o sposarsi lo avevano già fatto e quindi io le prendo che hanno fatto tutti i giri di boa, sono al mio fianco e lavorano h24».
Quindi nell’eventuale curriculum da inviare alla celebre casa di moda non bisogna inserire titoli di studio, esperienza nel settore e lingue conosciute.
Per lavorare con Elisabetta è necessario semplicemente specificare il numero di giri di boa conseguiti: figli, matrimonio, divorzio e nel caso pure la data di presunta menopausa.
Se credete che questa roba accada solo in quest’azienda (e sia accaduta fino al Medioevo!), allora vi sbagliate di grosso.
A conferma di tale tendenza arriva il settimo report di Save The Children “Le Equilibriste. La maternità in Italia nel 2022” che fotografa la situazione in cui si trovano molte donne, madri, lavoratrici di tutta Italia, costantemente in cerca di equilibrio per conciliare la vita professionale e le esigenze di cura dei figli.
Ben il 42,6% delle mamme tra i 25 e i 54 anni non è occupata, con un divario rispetto ai loro compagni di più di 30 punti percentuali.
Oppure, laddove il lavoro sia stato conservato, spesso si trasforma in un contratto part-time.
Solo nel 2020 sono state più di 30mila le donne con figli che hanno rassegnato le dimissioni, spesso per motivi familiari anche perché non supportate da servizi sul territorio, carenti o troppo costosi, come gli asili nido.
Questi i dati diffusi oggi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.
Un quadro critico quello che emerge dal Rapporto, ad iniziare dal tasso di natalità che nel 2021, nel nostro Paese, segna l’ennesimo minimo storico dall’Unità d’Italia.
Il Rapporto include, come ogni anno, l’Indice delle Madri che identifica le Regioni che si impegnano, di più o di meno, a sostenere la maternità in Italia.
Elaborato dall’ISTAT, l’Indice valuta, attraverso 11 indicatori, la condizione delle madri in tre diverse aree: quella della cura, del lavoro e dei servizi.
Secondo l’Indice, anche quest’anno, sono le regioni del Nord a essere più mother friendly.
Bolzano e Trento sul podio: indovinate chi c’è all’ultimo posto?
Sì, al ventunesimo posto – stabilmente da 4 anni – c’è la Campania.
In breve: non si fanno figli perché non c’è lavoro e nel caso in cui una donna campana sia riuscita a trovarlo, è costretta a lasciarlo perché non ci sono servizi di supporto alla genitorialità.
Save The Children rileva una situazione drammatica e molto triste perché se da un lato ci sono imprenditori dalle scelte e dalle dichiarazioni assai discutibili; dall’altro c’è un Paese che non garantisce il minino sostegno affinché una donna possa continuare a lavorare.
La verità è che specialmente al Sud il welfare familiare si regge soprattutto sui nonni, senza i quali sarebbe impensabile per molte donne continuare a portare uno stipendio a casa dopo essere diventate madri.
Perché – diciamoci la verità - ben venga il doppio cognome ma la battaglia sulla parità di genere va fatta attraverso sia interventi strutturali sulle politiche del lavoro sia misure concrete per il sostegno alle famiglie.
Qui il report completo di Save the Children: