È tradizione che mio padre regali a me e mio cognato a ogni Natale il calendario del Napoli. È tradizione che alla vista del tubo rivestito di carta rossa mio cognato e io ci lanciamo nelle ipotesi più ardite sul contenuto del tubo: un frullatore? Un mappamondo? Una plastificatrice a freddo? È tradizione manifestare lo stupore per poi appendere nelle rispettive cucine il suddetto.
Barsport
Innanzitutto, bentornati al barsport! E a questo campionato iniziato troppo presto, quando eravamo tutti ancora in vacanza e invece del trofeo Birra Moretti (che non c'è più, lo so, ma per me resterà per sempre il simbolo del calcio agostano) eravamo già in lotta per i primi posti.
«Non ti preoccupare, vedi che ’o pizzirillo mo segna», dice sempre mamma, senza neanche alzare gli occhi dalla Settimana enigmistica, quando la faccenda in campo si complica o si mette proprio male. ’O pizzirillo.
Un video in bianco e nero. Come quei film di una volta che anche a rivederli per l’ennesima volta ti strappano una lacrima. Anche più di una. Perché c’è chi ha pianto e chi ha mentito. E se non ha mentito, il sangue non ce l’ha.
Il Napoli, si sa, inventa modi sempre più creativi per intossicarci le feste.
Se la Domenica delle Palme era stata funestata dalla bruttissima sconfitta in casa con la Fiorentina, la Pasquetta arriva carica di un pareggio che per certi versi è anche peggiore. Uno interrompe la prima pasquetta con il sole da millemila anni a questa parte, arriva allo stadio per una partita alle sette di sera con il casatiello sullo stomaco e questo è il ringraziamento.