Premesso che la musica dei Tears for Fears e brani come “Shout” farebbero ballare anche le pietre, e premesso che la danza non è sempre una narrazione con un filo logico, Lovetrain2020 in scena al Teatro Bellini (fino a domenica 21 Gennaio 2024) ha l’essenziale visibile agli occhi: la straordinaria bravura dei suoi interpreti.
Il Gobbo
La casa è il luogo dell’infanzia, dei ricordi, dei traumi. Difficile disfarsene, quando diventa l’oggetto-simbolo di una frattura interiore che da singola si fa collettiva, e riguarda un’intera famiglia.
Il teatro “apparecchiato” come se fosse un ristorante, con tanto di fiaschi di vino e taralli, e una messinscena che, finalmente, non cerca di tradire la tradizione napoletana ma anzi, le rende giustizia.
C’è la poesia della ginnastica artistica. L’armonia del pattinaggio. La comicità del mimo. E c’è tutto il circo, condensato in un’ora e mezza di spettacolo, senza la crudeltà dei numeri con domatori e animali.
Un’auto incidentata calata dal soffitto, neon che riportano i “concetti chiave” dell’opera, videoproiezioni e una camera operatoria che scende e risale sul palco. Non è (solo) il bel canto che ci farà ricordare della Turandot al Teatro di San Carlo per la regia di Vasily Barkhatov ma un’opera sospesa tra pop e fantasy, per l’azzardo della scenografia che mescola linguaggi e visioni e anche per un happy end che il quarantenne russo Barkhatov fa presagire sin dall’inizio, come nelle migliori soap opera di oggi.