Di Sergio D’Angelo
Si parla ogni giorno di morti sul lavoro perché è una tragedia che scandisce macabramente la nostra quotidianità con una media di circa tre decessi al giorno, ma in realtà è come se non se ne parlasse mai. A meno che non siano vicende eclatanti, come quella della appena 21enne Luana D’Orazio, giovane mamma e operaia morta in una fabbrica di Prato giusto un anno fa, le notizie sono racchiuse in articoli di poche battute. Spesso, neanche il nome. Talvolta le iniziali, una data, un luogo, pochi e generici dettagli per un pezzo in taglio basso. Una colonnina in grassetto se tutto va bene. Come se morire sul lavoro fosse una morte per cause naturali.