Vanno bene le giustificazioni dei tassisti, va bene la stretta annunciata dal sindaco al Molo Beverello e vanno bene pure gli annunci dell’assessore Cosenza che probabilmente per infondere fiducia sono sempre con i verbi coniugati al futuro, ma cosa vogliamo fare?
Editoriale
Che vogliamo fare? Formulavo la domanda qualche giorno fa a proposito del caos taxi al molo Beverello, ma in realtà è una domanda che si può riproporre praticamente ogni giorno non solo su tante singole questioni, ma sulla città nel suo complesso.
Tutto quello che si dice, si scrive ed eventualmente si fa a giugno inoltrato non cambia il fatto che per la stragrande maggioranza dei napoletani che non possono o non vogliono pagare anche quest’estate sarà un’estate da mare negato. Credo che la sfiducia nella politica e nelle istituzioni, sempre più evidente a ogni tornata elettorale, dipenda proprio dal fatto che i cittadini percepiscono l’una e le altre come incapaci di produrre dei cambiamenti nella loro vita quotidiana, migliorandola.
Mentre Calderoli è costretto a fare un passo indietro, dopo l’ennesimo parere negativo sull’autonomia differenziata, stavolta quello pesante di Bankitalia, è una buona notizia l’iniziativa indetta dal Pd a Napoli il 14 e 15 luglio che chiama a raccolta i sindaci del Mezzogiorno. Non solo quelli del proprio partito, ma un invito rivolto a tutti i primi cittadini del sud perché la battaglia contro l’autonomia è e deve essere una questione trasversale.
Il conto alla rovescia è iniziato. A luglio oltre la metà dei percettori del Reddito di Cittadinanza dichiarati occupabili non percepirà più l’assegno. Per gli altri la scadenza è rimandata solo di qualche mese a gennaio 2024. Faccio fatica a immaginare gli effetti della scriteriata decisione del governo Meloni in un territorio come il nostro, dove si concentra il 20% dei beneficiari a livello nazionale. Di una cosa però sono certo: ci sarà un incremento dell’insicurezza sociale. Il taglio di questa misura coinvolgerà perciò tutti, anche quelli che non lo hanno mai percepito, perché ci costringerà a vivere in una città ancora più incattivita.