Una battaglia cominciata ormai oltre un anno fa e andata avanti a colpi di firme. Al centro del contendere il diritto alla salute e alla cura dei malati affetti da gravi patologie disabilitanti, per i quali, al momento attuale, manca in regione Campania una normativa precisa che ne assicuri una presa in carico e una assistenza totali.
Primo Piano
Napoli capitale dei diritti umani, Napoli stretta da un filo rosso ai paesi che vivono l’orrore della guerra, Napoli che guarda ai bambini. In questo contesto si inserisce il Festival dei Diritti Umani, l’ormai consueto appuntamento organizzato a Napoli dall’associazione Cinema e Diritti, giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione. Focus speciale sui bambini, l’iniziativa napoletana per l’edizione 2023 porta infatti il titolo di “Dirittiminori. I bambini alla guerra”.
Trecentododici storie di riscatto, trecentododici firme simbolo di rinascita. Sono quelle degli operai della ex Whirlpool di Napoli che, con la penna tra le mani, hanno finalmente messo nero su bianco il loro futuro. Un contratto di assunzione con la Italian Green Factory del Gruppo Tea Tek, azienda specializzata nel settore delle energie rinnovabili, alle stesse condizioni economiche di quello sottoscritto con la multinazionale che nello stabilimento di via Argine produceva elettrodomestici.
Cinque giovani disagiati, tra italiani e stranieri, che stavano per perdere la mano sono stati seguiti e hanno riacquistato la funzionalità dell’arto grazie a speciali protesi impiantate da una équipe di esperti. Succede a Napoli, dove da due anni, all’interno dell’ospedale dei Pellegrini e in accordo con la direzione dell’Asl Napoli 1 Centro, è nato un ambulatorio specializzato in protesi delle mani per iniziativa del chirurgo Leopoldo Caruso, che, insieme all’ingegnere aereospaziale Ciminello, ha brevettato a livello europeo una protesi funzionale per le amputazioni di pollice.
«Vogliamo tornare in ospedale per portare un sorriso ai bambini ricoverati e dare uno sostegno alle loro famiglie perché sappiamo bene, purtroppo in prima persona, che cosa significhi trascorrere tanto tempo nei reparti di oncologia pediatrica. I volontari ci sono, aspettiamo solo l’ok per poter rientrare in corsia».
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